Per non sentire quell'emozione selvaggia,
che col suo battito partiva al galoppo e svegliava di notte, aveva rinchiuso il proprio cuore in uno scrigno poi sepolto in profondità nella terra.
Ma la Vita possedeva tutte le chiavi del mondo e presto o tardi, in assenza di questioni più urgenti, sarebbe passata a liberarlo: a lei, alla Vita, i cuori rinchiusi non piacevano ma per un po' li lasciava lì perché potessero imparare la lezione.
Una volta liberato, con tutta la forza accumulata in prigionia e alleggerito dalla zavorra dell'orgoglio sarebbe volato dove voleva, non importa se fosse passato un mese o un anno e per poter sopravvivere, malgrado la mente urlasse che sarebbe stato meglio morire, si sarebbe messo in viaggio per riprendere la sua strada.
Perché siamo mossi da qualcosa di più grande, viviamo solo per servire l'anima nei suoi disegni, spesso inspiegabili per gli altri e lontani dalla razionalità, quindi impossibili da giustificare: quando non se ne trova il senso qualcuno li chiama Destino, come se non ci fosse data una scelta.
Decidere consapevolmente di non seguire il cuore avrebbe portato presto ad ammalarsi e morire: perché non è vero, che di amore non si muore, che sia amore per una persona, per se stessi o per un sogno.
©Silvia Bennardo 2021
(riproduzione ammessa citando l'autore)
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