In quel momento dell'anno tutti cominciavano a parlare di loro, a spolverare le fotografie da dove sembrava ogni tanto che sorridessero di più, a comprare fiori, passeggiare nei viali tra le lapidi raccontando cose mai dette.
La loro festa era proprio lì, su quella soglia che separa la luce dal buio, nel crepuscolo dove vedi e non vedi e i colori cambiano.
Non che loro non ci fossero, tutti gli altri giorni; erano sempre lì, pronti a recitare una parte in un sogno, a sussurrare un consiglio attraverso un silenzio, a nuotare in una lacrima, a giocare con i ricordi mettendo in prima fila i più belli e nascondendo dietro quelli spiacevoli: in fondo della vita vale la pena ricordare soprattutto le cose belle e i momenti di felicità.
Per questo venivano elencate dei cari estinti solo le qualità e quasi mai menzionate le mancanze, una redenzione che avviene puntualmente subito dopo la dipartita, un patto d'amore non scritto che tutti i discendenti rispettano.
In questa notte di festa però, che scostava tutti i veli e rendeva visibile l'invisibile, i morti riuscivano anche a fare parte della vita dei vivi, a sedere con loro a tavola, e per questo dove non si era persa la memoria si lasciavano le porte aperte e si imbandivano tavole ricche di dolci, vini e piatti di stagione.
Venivano lasciate luci accese, discrete per non ferire la loro riservatezza; spesso candele e lumini venivano posti alle finestre o sistemati nelle zucche con grandi sorrisi intagliati per dare il benvenuto.
Quando finalmente i morti varcavano la soglia erano carichi di regali che nascondevano qua e là con cura nei cuori delle persone care, doni preziosi che provenivano da un luogo molto lontano, dalle terre degli antenati, e che prendevano forma e consistenza solo quando venivano scoperti e accettati per quello che erano al di là del bene e del male.
Mentre la notte cedeva di nuovo il passo al giorno i defunti riprendevano la strada, perché a loro non era permesso rivedere il sole fino a quando non sarebbero stati di nuovo dati alla luce;
e i vivi potevano sentire quella strana malinconia mista a timore che si prova ricordandosi dello scheletro che per tutta la nostra vita ci sostiene, danza e scricchiola mascherato sotto la pelle, telaio fatto di terra e di stelle e che ci rende fratelli tutti uguali.
©Silvia Bennardo 2021
(riproduzione ammessa citando l'autore)
Vita e Morte - Body Painting emozionale