Quando arrivava l'Autunno, chissà perché, sembrava portare con sé un bagaglio di tristezza.
Forse per la pioggia, che gli piaceva far scendere sulla faccia della terra per ricordare che una volta ogni tanto si può anche piangere e lasciarsi andare alle emozioni.
Rispetto all'Estate, estroversa diva scalza che si presentava sempre con il sole in testa e prometteva vacanze e divertimento lui, senz'altro bello ma un po' più ombroso, accompagnava tutti lentamente nel silenzio nascondendo sotto uno strato di terra e foglie ciò che sarebbe germogliato la primavera successiva: i semi di meraviglia che si preparavano nel buio erano i presupposti per la bellezza di domani.
Era anche un formidabile artista, un pittore che amava i colori caldi e quando apriva finalmente la sua valigetta riusciva a trasformare tutto in una festa: quello che sembrava un addio si accendeva di tutte le sfumature di giallo, arancio e rosso prima di coricarsi sulla terra; le vendemmie davano vita e sapore al vino dell'annata, la raccolta delle castagne e delle noci si mescolava al profumo della legna nel fuoco, che in questa stagione si risvegliava nel suo splendore in stufe e camini sostituendosi alla luce del sole che si abbassava sempre prima sull'orizzonte.
E mentre i funghi spuntavano numerosi a salutare prima del riposo invernale e alcuni animali preparavano soffici tane per il letargo, l'Autunno si sedeva su un grande sasso e da lì disegnava con gli stormi migratori nuove rotte e indicava direzioni, chiudeva vecchi cicli e ne riapriva di nuovi.
Infine contemplava la sua opera e sorrideva, pensando agli uomini che continuavano a correre nel vento del cambiamento e sui tappeti di foglie inconsapevoli di ciò che di magico stava accadendo comunque, fuori e dentro di loro.
Quando avrebbero imparato?
©Silvia Bennardo 2021
(riproduzione ammessa citando l'autore)
Albero della Vita - (Mosaico in vetro e foglia oro su argilla cruda e legno-mis 100x100cm)