Quando tutto sembrava storto, nella propria vita o nel mondo, bastava inoltrarsi nel Bosco.
In solitudine però, come condizione indispensabile, perché ciò che decide di donare è valido solo per te in quel momento, come ogni verità.
Il vecchio saggio che nei secoli aveva conosciuto epoche, epidemie, incendi e inondazioni, guerre, amicizie e amori aveva sempre saputo rinnovarsi e, per insegnare a fare altrettanto, offriva generosamente consigli e conforto.
Il suo parlare data l'età era sottile e sommesso, quindi occorreva prestare ascolto e attenzione: si serviva a volte del canto di un uccello o del passaggio di un cerbiatto per comunicare, quando non erano gli alberi stessi a voler cantare con cori di foglie insieme al vento.
Anche i ruscelli regalavano freschezza e gocce guaritrici, specializzate nel risciacquo dei brutti pensieri; così come le pietre erano maestre di equilibrismo, stabilità e pazienza, e alcuni particolari funghi esperti di questioni spirituali.
Come tutti i maestri il Bosco sapeva anche tendere trappole, nascondere le persone e farle ritrovare, o fare apparire qualcosa di inaspettato rivelando la propria magia...
Ma la cosa più interessante era che anche senza chiedere si tornava sempre con una risposta.
E soprattutto con una domanda, che permetteva di proseguire il cammino senza perdere di vista il senso della vita.
©Silvia Bennardo 2021
(riproduzione ammessa citando l'autore)